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Pratica
Lo Yoga e la Meditazione. Un antidoto contro l’ansia e la depressione

Le sindromi ansioso-depressive sono tra le affezioni più comuni dell’essere umano. L’ansia viene definita come quella paura che non riusciamo a portare alla nostra consapevolezza. È proprio il fatto di non riuscire a portare questa paura alla nostra consapevolezza, a rendere difficile sradicarla dalla nostra mente.
È un po’ come trovare la porta della cantina sbarrata, lì dietro potrebbe esserci di tutto, mostri, scarafaggi, cadaveri, o magari niente, ma noi non lo possiamo sapere perché non riusciamo a guardarci dentro, e perciò la paura resta. Una parte della nostra mente è secretata, chiusa ed estranea a noi stessi. Questo essere estranei a se stessi, è quello che lo yoga “cura”, con la pratica della meditazione.
La parola yoga significa unione.
Quando l’obiettivo è unico, sia che tu ti stia muovendo nel mondo esterno, interagendo con gli altri e modificando la realtà esterna, sia che tu ti muova nel mondo interiore, dentro te stesso, cercando e coltivando la relazione con il tuo sé più profondo, il cammino è lo stesso.
Tutti i passi che fai ti portano nella stessa direzione, tutto quello che fai ha un senso. La tua volontà, il tuo pensare, ed il tuo agire hanno un’unica spinta, il tuo essere mira a diventare finalmente uno, senza divisioni interne, coeso e senza contraddizioni. Uguale a sé stesso.
Andando verso l’unità liberiamo, uno ad uno, tutti i fantasmi che abitano, in catene, le nostre segrete.
Il Percorso Meditativo
La preparazione
È utile eseguire il cosiddetto mezzo bagno prima di accingersi a meditare, si bagnano i genitali, gli arti inferiori dal ginocchio in giù, gli arti superiori ed il viso con acqua fresca.
L’obiettivo è quello di rallentare naturalmente il battito cardiaco, raffreddando i punti in cui le arterie sono più esposte come i polsi, l’incavo del gomito, il cavo popliteo, il piede.
Un altro aiuto ci viene dato dal canto del mantra Baba Nam Kevalam, “tutto è amore infinito”, cantare ad alta voce è già di per sé una terapia contro la depressione.
Il canto fa vibrare il proprio corpo dall’interno, la voce emessa nella laringe risuona nelle cavità interne e sulle proprie ossa, mentre gli spazi vuoti fanno da cassa di risonanza. E così si ascolta la propria voce, attraverso le ossa del cranio, e grazie all’udito, e la si identifica come propria.
Il respiro
Dopo la ricerca di una posizione seduta ferma e confortevole che ci permetta di restare con la schiena diritta per un certo tempo, il respiro è il passaggio numero due del sistema della meditazione. È un passaggio fondamentale che determina poi una serie di modificazioni chimiche all’interno del nostro corpo.
Quando espiriamo il sistema nervoso autonomo produce una risposta vagale (del sistema nervoso parasimpatico) che rallenta il battito cardiaco. Quando inspiriamo l’attività del vago viene bloccata ed il nostro battito cardiaco aumenta (si attiva il sistema nervoso simpatico). Se l’espirazione diventa in modo naturale più lunga dell’inspirazione si beneficia della frequenza cardiaca più lenta e delle sensazioni di calma e benessere ad essa associate. Si tratta di un ansiolitico naturale.
La respirazione diaframmatica amplifica naturalmente il momento dell’espirazione, ventila i polmoni fin dalle basi e li aiuta a svuotarsi completamente prima di riprendere aria. La ventilazione degli alveoli migliora e la frequenza respiratoria diminuisce. La respirazione diaframmatica lenta è una delle più semplici ed efficaci tecniche per ridurre l’ansia.
Il corpo umano tollera grandi differenze nell’apporto di ossigeno (fino al 40% in meno) ma tollera poco l’aumento dell’anidride carbonica, per questo a fine inspirazione scatta l’espirazione, per liberare il corpo dalla presenza della sostanza tossica. Perciò la pausa a fine inspirazione è necessariamente più breve, mentre quella a fine espirazione può essere allungata dando spazio e calma alla mente.
Se all’inizio cerchiamo di allenare il respiro a diradarsi, poi dobbiamo semplicemente lasciarlo scorrere, dandogli tutta la nostra attenzione. Ricordiamo che “dove va l’attenzione va anche la nostra energia” e l’aria che assorbiamo dentro di noi ci dà già di per sé energia sotto forma di ossigeno, amplifichiamo l’effetto dirigendoci anche la nostra attenzione.
È questa una delle prime e più semplici tecniche per rallentare anche la mente. Quando anche la mente va al passo con il respiro, abbiamo finalmente una pausa, una tregua dal pensiero che gira continuamente nella nostra testa e ci affatica. Non solo, dopo aver ottenuto questa pausa, siamo fisicamente, realmente, diversi, come se qualcosa fosse accaduto nel frattempo.
Quando si inizia a praticare regolarmente la meditazione, ci si muove in una relazione interiore, accettando il termine relazione con il significato di stabilire un legame, un rapporto, un collegamento. La pratica costante della meditazione mette in collegamento le varie “parti” di noi stessi. Chiudendo gli occhi al mondo esterno, li apriamo sul nostro io, dapprima la parte più superficiale, poi via via che ci addentriamo sempre più in profondità, su quella parte del sé che è consapevolezza di esistere, fino ad arrivare al puro “essere”, ed arrivare poi a capire che questo essere è tutt’uno con l’essere infinito, che non c’è separazione.
La pratica della meditazione in sanscrito si chiama sadhana, lo “sforzo per raggiungere la meta”, dove la meta è la propria anima, che, in quanto propria a tutti, diventa l’anima universale.Il risultato è il pieno sviluppo di tutto il potenziale, enorme, dell’essere umano.